Ho trovato casa!!! Sì, la casa di Judith, che adesso è anche mia. I miei coinquilini saranno ben 5: Judith e Lydia, tedesche, due zampe a testa, e Mary, Big Boy e Kowli, due gatti e un cane, 4 zampe a testa. Il nome del cane non l'ho mica capito bene, poi me lo faccio ridire. A breve seguiranno foto.
Inoltre la Triscele si è riformata e abbiamo riaperto IL blog. Meditate gente, meditate.
lunedì 31 dicembre 2012
E.T.
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lunedì 24 dicembre 2012
La mala educacion.
Allora, chiariamo subito come stanno le cose: IO sono una persona fondamentalmente educata e polite. Qui su Blogger tendo a rispettare le idee altrui anche se non sono d'accordo, tendo a non essere invasiva, generalmente faccio in modo di non infastidire la gente e cerco di fare commenti pertinenti ai post (se non sono interessata, ovviamente, lascio perdere e non commento). Credo che sia buona regola di web-civiltà. Quindi gradirei la stessa cosa da chi viene qui.
Ammetto che, detta così, può sembrare una cosa aggressiva, ma oggi mi è arrivato, per la seconda volta sullo stesso post, un commento-spam in cui mi si invita a leggere un certo blog e a rispondere a un certo sondaggio.
Quando ricevetti il primo commento (che si vedeva lontano un miglio che è frutto di un copia/incolla), andai sul blog in questione e partecipai al sondaggio, anche se ritengo siano stati 5 minuti del mio tempo irrimediabilmente buttati al cesso. Vabbè, per dovere di cortesia si fa. Detto ciò, oggi vedo che mi è arrivato di nuovo lo stesso commento, identico in tutto, pure nelle virgole, sullo stesso post. Ovviamente vado in bestia per svariati motivi:
Presa da un attimo di incazzatura accelerata ho cancellato entrambi i commenti.
Ma ho un messaggio di Buon Natale personalizzato per te, caro amico cinefilo, e lo scrivo bello grande (violando purtroppo la netiquette a mio volta), non sia mai che stavolta te lo perdi:
Grazie.
Ammetto che, detta così, può sembrare una cosa aggressiva, ma oggi mi è arrivato, per la seconda volta sullo stesso post, un commento-spam in cui mi si invita a leggere un certo blog e a rispondere a un certo sondaggio.
Quando ricevetti il primo commento (che si vedeva lontano un miglio che è frutto di un copia/incolla), andai sul blog in questione e partecipai al sondaggio, anche se ritengo siano stati 5 minuti del mio tempo irrimediabilmente buttati al cesso. Vabbè, per dovere di cortesia si fa. Detto ciò, oggi vedo che mi è arrivato di nuovo lo stesso commento, identico in tutto, pure nelle virgole, sullo stesso post. Ovviamente vado in bestia per svariati motivi:
- hai lasciato il tuo commento di spam e sponsor violando la netiquette (vorrei vedere se venissi a spammare inutilità sul tuo blog ogni santo giorno che Dio ha messo sulla Terra);
- vieni a "casa mia" la prima volta e nemmeno ti degni di scrivere qualcosa di pertinente al post che hai appena commentato;
- dopo qualche giorno ritorni e ripeti il misfatto, giusto 3 commenti sotto al primo, e ciò mi fa capire che non hai scritto un commento relativo al post commentato perché non ti sei degnato di leggerlo né la prima, né la seconda volta che sei venuto sul mio blog: e io che ho pure sprecato il mio tempo per il tuo sondaggio di cui non me ne poteva fregare di meno!
Presa da un attimo di incazzatura accelerata ho cancellato entrambi i commenti.
Ma ho un messaggio di Buon Natale personalizzato per te, caro amico cinefilo, e lo scrivo bello grande (violando purtroppo la netiquette a mio volta), non sia mai che stavolta te lo perdi:
SE VUOI PASSARE UN BUON NATALE SMETTILA DI SPAMMARE SUL MIO BLOG
Grazie.
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domenica 23 dicembre 2012
Cercasi casa disperatamente (ma nemmeno troppo).
Ho chiamato la tipa per la casa-bella-dove-c'è-anche-un-gatto-ma-che-480-euri-anche-no. L'ho chiamata perché, udite udite, ha abbassato il prezzo a 460. E perché in quella cifra ci sono comprese anche tutte le bollette. Sono praticamente entrata in fibrillazione quando ho visto l'annuncio modificato. L'ho chiamata 2 volte, ma non mi ha risposto. Allora le ho mandato un SMS e una mail, non sia mai che pensi che non sia abbastanza interessata. Mi ha risposto alla mail dicendomi che posso andare a vederla! Io le ho chiesto se posso andare il 28 o il 29. Lei ancora non ha risposto. O Dei dell'Olimpo, se c'è un Dio protettore delle ragazze italiane che cercano casa a Swords, io lo invoco per fare in modo che non ci sia nessun'altra ragazza che chiami per la casa nel frattempo (se poi è bello come un dio greco fatelo materializzare sulla Terra e ditegli che mi può passare a trovare quando vuole). Lo so, è una richiesta egoistica, ma prometto che se riesco a prendere quella casa... no, non prometto proprio niente: questo 2012 è andato un bel po' di merda, me la merito una cosa buona! Eccheccazz! Comunque la tipa si chiama Judith e io ho subito pensato al pezzo degli A Perfect Circle. Sarà un segno del destino che Judith sia una delle mie canzoni preferite?
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sabato 22 dicembre 2012
Segnalazioni.
Oggi mi sono messa a piangere dopo aver visto l'ultima puntata (ultima in ordine cronologico, intendo) di How I Met Your Mother. Mi sono sentita un po' signora-idiota-che-piange-quando-Brooke-e-Ridge-si-sposano-per-la-tredicesima-volta. Che vergogna. Inoltre, cosa ancor peggiore, pensando di non essere l'unica che provasse un sentimento di questo genere, ho detto a mia sorella che era lì a guardare HIMYM con me: "Cioè, mi viene da piangere!". Lei mi ha guardato con espressione allibita e compassionevole. Che vergogna al quadrato. Non contenta di tutto ciò, lo sto anche scrivendo pubblicamente sul blog: sono proprio senza vergogna.
Il raffreddore sta finalmente andando via. Tutto merito di un farmaco miracoloso che non solo ha ucciso tutti i cattivi germi che infestavano il mio corpicino delicato, ma mi ha anche assicurato 11 ore di sonno continuo e un sogno allucinante che aveva tra i protagonisti anche una mia ex coinquilina che non vedo tipo da 3 anni. Questo fantastico ritrovato della scienza irlandese si chiama Night Nurse (un nome che è tutto un programma): 2 capsule prima di nanna e il raffreddore diventa solo un ricordo. Veloce come è arrivato se n'è andato. E' rimasto giusto il tempo di obbligare mia sorella a segregarmi in casa per 2 giorni e di farmi saltare un pranzo con le amiche. Grazie raffreddore, grazie.
Come dicevo nel post scorso, ho finalmente trovato lavoro (per fortuna che non siamo morti tutti, mi sarei un tantino incazzata se il mondo fosse finito giusto quando ho trovato lavoro dopo 3 mesi di invio curricula a mezza Irlanda con risultati sconfortanti) e quindi a breve dovrò spostarmi vicino Dublino, a Swords esattamente (o, come dico in questi giorni, a Spade).. Sto cercando casa... o meglio, sto guardando gli annunci. Devo decidermi però, eh, ché mica stanno aspettando a me. Il fatto è che mi sono innamorata di una casa, che però è un po' cara... certo, è ben tenuta, avrei il bagno personale, un grande giardino, abiterei solo con una persona e ci sarebbe anche un gatto. Però 480 euri è tanto, eh. Vabbè, ci penserò. E visto che cambio città oltre al mio indirizzo di casa, forse, dovrebbe cambiare anche l'indirizzo del blog. O no?
Il raffreddore sta finalmente andando via. Tutto merito di un farmaco miracoloso che non solo ha ucciso tutti i cattivi germi che infestavano il mio corpicino delicato, ma mi ha anche assicurato 11 ore di sonno continuo e un sogno allucinante che aveva tra i protagonisti anche una mia ex coinquilina che non vedo tipo da 3 anni. Questo fantastico ritrovato della scienza irlandese si chiama Night Nurse (un nome che è tutto un programma): 2 capsule prima di nanna e il raffreddore diventa solo un ricordo. Veloce come è arrivato se n'è andato. E' rimasto giusto il tempo di obbligare mia sorella a segregarmi in casa per 2 giorni e di farmi saltare un pranzo con le amiche. Grazie raffreddore, grazie.
Come dicevo nel post scorso, ho finalmente trovato lavoro (per fortuna che non siamo morti tutti, mi sarei un tantino incazzata se il mondo fosse finito giusto quando ho trovato lavoro dopo 3 mesi di invio curricula a mezza Irlanda con risultati sconfortanti) e quindi a breve dovrò spostarmi vicino Dublino, a Swords esattamente (o, come dico in questi giorni, a Spade).. Sto cercando casa... o meglio, sto guardando gli annunci. Devo decidermi però, eh, ché mica stanno aspettando a me. Il fatto è che mi sono innamorata di una casa, che però è un po' cara... certo, è ben tenuta, avrei il bagno personale, un grande giardino, abiterei solo con una persona e ci sarebbe anche un gatto. Però 480 euri è tanto, eh. Vabbè, ci penserò. E visto che cambio città oltre al mio indirizzo di casa, forse, dovrebbe cambiare anche l'indirizzo del blog. O no?
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giovedì 20 dicembre 2012
Best before 21/12/2012.
Si dice che domani moriremo. Io non so che dire a questo proposito... anzi sì, lo so benissimo cosa dire, altrimenti non avrei nemmeno iniziato a scrivere. Cioè, ne ho qualcuna di cose da dire (di cui tutto il mondo potrebbe benissimo fare a meno, credo, ma non è che mi posso interessare dei problemi del mondo), ma non un numero sufficientemente alto da permettermi di stilare delle classifiche suddivise per argomento (le 5 cose da fare prima, quelle da fare dopo nel caso in cui non si muore, numeri di telefono da tenere sotto mano...), quindi procederò in ordine rigorosamente sparso.
Allora intanto inizio subito col dire che le tre cose più importanti da fare sono: telefonare a mamma per dirle ciao, svuotare il frigo mangiando il mangiabile e mettere fuori la spazzatura, ché la pioggia di meteoriti (o quello che è) dovrebbe agire come inceneritore di rifiuti solidi urbani.
Ah, forse sarebbe anche il caso di scrivere una serie di mail alle grosse aziende dandogli dei millantatori in quanto hanno messo delle date di scadenza impossibili sui loro prodotti per far credere alla povera gente che il mondo sarebbe andato avanti e che pagare l'IMU sarebbe servito a qualcosa. Questo però lo faccio solo se mi resta del tempo.
Visto che io sto in Irlanda e per adesso sono le 8.00, invece in Italia sono già le 9.00, si deduce che in Italia il 21/12 arriverà prima e io, da persona diligente e very smart quale sono, ho chiesto a delle amiche di avvertirmi se muoiono, così mi tengo pronta per morire anch'io un'ora dopo.
C'è anche da dire che io mi sento piuttosto morta anche adesso a causa di un dannato raffreddore che non si sa da dove è arrivato (forse dal fatto che devo andare a fumare in giardino perché dentro casa non si fuma), quindi magari non noterei la differenza tra una morte per raffreddore e una morte per meteoriti. Ho un naso rosso che sembro una renna di Babbo Natale. NON VA BENE.
Una cosa che vorrei sapere prima di un'eventuale morte è "Chi ha ucciso Laura Palmer". Sì, lo so, posso vedere Twin Peaks per saperlo, ma è noioso!!!
In ultimo direi che se dovessi morire per la pioggia di meteoriti mi roderebbe proprio tanto perché... finalmente ho trovato lavoro! Me l'hanno detto proprio ieri. Sinceramente ancora non ho capito bene a che prodotto/software vado a fare assistenza, ma quello è un dettaglio, tanto mi fanno il training e lì ce la dovrei fare a capirlo. Il lavoro è a Dublino, quindi devo iniziare anche a cercare casa, che non è che posso fare la pendolare ogni giorno, anche perché ci sono 3 ore di autobus (e direi che anche questa cosa NON VA BENE). Comunque, dicevo, mi roderebbe un bel po', anche perché significherebbe che non potrei mettere i 2 tappeti HAMPEN, uno rosa e uno azzurro, attaccati al muro. Eh, so' priorità queste...
Anyway, che altro dire? Ciao mamma!
(...e se per caso il mondo non finisse?)
Allora intanto inizio subito col dire che le tre cose più importanti da fare sono: telefonare a mamma per dirle ciao, svuotare il frigo mangiando il mangiabile e mettere fuori la spazzatura, ché la pioggia di meteoriti (o quello che è) dovrebbe agire come inceneritore di rifiuti solidi urbani.
Ah, forse sarebbe anche il caso di scrivere una serie di mail alle grosse aziende dandogli dei millantatori in quanto hanno messo delle date di scadenza impossibili sui loro prodotti per far credere alla povera gente che il mondo sarebbe andato avanti e che pagare l'IMU sarebbe servito a qualcosa. Questo però lo faccio solo se mi resta del tempo.
Visto che io sto in Irlanda e per adesso sono le 8.00, invece in Italia sono già le 9.00, si deduce che in Italia il 21/12 arriverà prima e io, da persona diligente e very smart quale sono, ho chiesto a delle amiche di avvertirmi se muoiono, così mi tengo pronta per morire anch'io un'ora dopo.
C'è anche da dire che io mi sento piuttosto morta anche adesso a causa di un dannato raffreddore che non si sa da dove è arrivato (forse dal fatto che devo andare a fumare in giardino perché dentro casa non si fuma), quindi magari non noterei la differenza tra una morte per raffreddore e una morte per meteoriti. Ho un naso rosso che sembro una renna di Babbo Natale. NON VA BENE.
Una cosa che vorrei sapere prima di un'eventuale morte è "Chi ha ucciso Laura Palmer". Sì, lo so, posso vedere Twin Peaks per saperlo, ma è noioso!!!
In ultimo direi che se dovessi morire per la pioggia di meteoriti mi roderebbe proprio tanto perché... finalmente ho trovato lavoro! Me l'hanno detto proprio ieri. Sinceramente ancora non ho capito bene a che prodotto/software vado a fare assistenza, ma quello è un dettaglio, tanto mi fanno il training e lì ce la dovrei fare a capirlo. Il lavoro è a Dublino, quindi devo iniziare anche a cercare casa, che non è che posso fare la pendolare ogni giorno, anche perché ci sono 3 ore di autobus (e direi che anche questa cosa NON VA BENE). Comunque, dicevo, mi roderebbe un bel po', anche perché significherebbe che non potrei mettere i 2 tappeti HAMPEN, uno rosa e uno azzurro, attaccati al muro. Eh, so' priorità queste...
Anyway, che altro dire? Ciao mamma!
(...e se per caso il mondo non finisse?)
domenica 16 dicembre 2012
Tutto il mondo è Paese.
Oh!, che bel Paese l'Irlanda! Una nazione di persone gentili, carine e disponibili. Una nazione che ha dei costrutti grammaticali speciali per chiedere gentilmente di fare qualcosa, una nazione che ha come parole più usate sorry, thanks e sláinte (che in gaelico significa salute ed è il brindisi irlandese per eccellenza) e dove le persone non ti dicono semplicemente hi per salutarti, ma contemporaneamente ti chiedono pure how are you?. Roba che quando chiedi come arrivare in un posto X, è probabile che la persona a cui chiedi ti ci porti pure, anche se la cosa influisce sulla sua tabella di marcia. Roba che se per strada sei distratto e vai a sbattere contro qualcuno causandogli danni più o meno gravi, il tizio in questione ti chiede scusa come se fosse colpa sua. Ve lo immaginate un irlandese che, al posto di Richard Ashcroft, tenta di girare il video di "Bitter Sweet Symphony"?
'Cause it's a bittersweet symphony, this... sorry... life
Trying to make... excuse me... ends meet
You're a... hi, how are you?... slave to money then you die
I'll take you down the only road I've ever been down...
oh, yes, go straight ahed and then turn right... you're welcome!...
You know the one that takes you to the places
where... excuse me... all the veins meet yeah
No change... sorry... I can't change
I can't change, I can't change
But I'm here in... excuse me... my mind
I am... thanks... here in my mind
But I'm a million different people
from one... sorry... day to the next
I can't change my mind
No, no... hi, how are you?... no, no, no, no... bye... no, no, no, no, no, no...
No, non regge.
Però i matti esistono anche qui e sono l'eccezione che conferma la regola.
Ieri vado a fare spesa con mia sorella da Tesco. Parcheggio immenso, posti liberi zero. Facciamo un paio di giri, ma trovare parcheggio è un po' un'impresa come in tutti i paesi civilizzati. Avevamo anche avvistato un paio di persone dirigersi verso le rispettive macchine e che poi non sono andate via (pare che gli irlandesi abbiano un'insana passione per le attività da svolgere in macchina, tipo parlare al telefono, mangiare, chiacchierare con l'amica di turno, dormire...). A un certo punto vediamo una signora con carrello andare verso la propria macchina. Ci fermiamo in un posto che non dava particolari problemi allo scorrere del traffico parcheggiante e aspettiamo. La signora inizia a mettere tutto nel cofano con una flemma degna di un bradipo. Finito il trasferimento nel cofano, lo chiude e si avvia lentamente verso il deposito-carrelli mentre estrae il cellulare dalla tasca e lo guarda. Nel frattempo iniziano ad arrivare macchine dietro la nostra. Mia sorella mi suggerisce di scendere così posso "occupare" il posto della signora che va via mentre lei fa un altro giro per non bloccare il traffico. La signora intanto, dopo aver lasciato il carrello, è tornata vicino alla macchina e pare sia nel bel mezzo di un'accesa conversazione su Whatsapp o Facebook o non-so-che e non accenna ad andare via. Mi avvicino.
"Scusi", le dico, "sta andando via?"
Solleva lo sguardo dal telefono e mi fa: "Sì, sto andando via, ma con i miei tempi, ok?".
Minchia! Per un attimo rimango basita, non me l'aspettavo che ce le avesse girate già di prima mattina. È sabato, mica lunedì! Con un sorriso le dico: "Ok", come a chiudere la conversazione.
Mi sa che il fatto che io non abbia replicato l'ha incarognita ancora di più, perché dopo un attimo di silenzio mi abbaia di nuovo contro: "...no, perché se mi metti fretta io non me ne vado, capito?!?!?!".
Ma che vuole questa? Dannazione, perché ancora non so litigare bene in inglese? Dovrebbero insegnartele a scuola 'ste cose, e invece no!, ti insegnano il present perfect progressive, ché tanto non lo capirai mai né tanto meno lo userai. Le dico: "Oh, no, non le sto mettendo fretta, stavo solo chiedendo..." e dentro di me inizio a chiedermi quanto tempo ci metterà per andarsene dopo questa breve conversazione. Decido di chiamare mia sorella, che stava ancora facendo un giro nel parcheggio, per dirle che quel posto ce lo eravamo giocate e mentre cerco il cellulare nella borsa vedo la macchina della tipa che va via 20 secondi esatti dopo che mi aveva detto che aveva i suoi tempi.
Ma che è matta? E allora vedi che non c'aveva niente da fare nel parcheggio?!?!?! E lì, l'illuminazione. Un Paese può essere civilizzato quanto vogliamo, le persone possono essere più o meno gentili, le regole possono venire rispettate o totalmente ignorate: tutto questo non importa. Non sono i soldi, i gioielli, gli abiti costosi o le case di lusso a fare la felicità. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno per rimanere calmi e vivere tranquilli non è un lavoro o l'amore: è un parcheggio (e questo video ne è testimone).
'Cause it's a bittersweet symphony, this... sorry... life
Trying to make... excuse me... ends meet
You're a... hi, how are you?... slave to money then you die
I'll take you down the only road I've ever been down...
oh, yes, go straight ahed and then turn right... you're welcome!...
You know the one that takes you to the places
where... excuse me... all the veins meet yeah
No change... sorry... I can't change
I can't change, I can't change
But I'm here in... excuse me... my mind
I am... thanks... here in my mind
But I'm a million different people
from one... sorry... day to the next
I can't change my mind
No, no... hi, how are you?... no, no, no, no... bye... no, no, no, no, no, no...
Però i matti esistono anche qui e sono l'eccezione che conferma la regola.
Ieri vado a fare spesa con mia sorella da Tesco. Parcheggio immenso, posti liberi zero. Facciamo un paio di giri, ma trovare parcheggio è un po' un'impresa come in tutti i paesi civilizzati. Avevamo anche avvistato un paio di persone dirigersi verso le rispettive macchine e che poi non sono andate via (pare che gli irlandesi abbiano un'insana passione per le attività da svolgere in macchina, tipo parlare al telefono, mangiare, chiacchierare con l'amica di turno, dormire...). A un certo punto vediamo una signora con carrello andare verso la propria macchina. Ci fermiamo in un posto che non dava particolari problemi allo scorrere del traffico parcheggiante e aspettiamo. La signora inizia a mettere tutto nel cofano con una flemma degna di un bradipo. Finito il trasferimento nel cofano, lo chiude e si avvia lentamente verso il deposito-carrelli mentre estrae il cellulare dalla tasca e lo guarda. Nel frattempo iniziano ad arrivare macchine dietro la nostra. Mia sorella mi suggerisce di scendere così posso "occupare" il posto della signora che va via mentre lei fa un altro giro per non bloccare il traffico. La signora intanto, dopo aver lasciato il carrello, è tornata vicino alla macchina e pare sia nel bel mezzo di un'accesa conversazione su Whatsapp o Facebook o non-so-che e non accenna ad andare via. Mi avvicino.
"Scusi", le dico, "sta andando via?"
Solleva lo sguardo dal telefono e mi fa: "Sì, sto andando via, ma con i miei tempi, ok?".
Minchia! Per un attimo rimango basita, non me l'aspettavo che ce le avesse girate già di prima mattina. È sabato, mica lunedì! Con un sorriso le dico: "Ok", come a chiudere la conversazione.
Mi sa che il fatto che io non abbia replicato l'ha incarognita ancora di più, perché dopo un attimo di silenzio mi abbaia di nuovo contro: "...no, perché se mi metti fretta io non me ne vado, capito?!?!?!".
Ma che vuole questa? Dannazione, perché ancora non so litigare bene in inglese? Dovrebbero insegnartele a scuola 'ste cose, e invece no!, ti insegnano il present perfect progressive, ché tanto non lo capirai mai né tanto meno lo userai. Le dico: "Oh, no, non le sto mettendo fretta, stavo solo chiedendo..." e dentro di me inizio a chiedermi quanto tempo ci metterà per andarsene dopo questa breve conversazione. Decido di chiamare mia sorella, che stava ancora facendo un giro nel parcheggio, per dirle che quel posto ce lo eravamo giocate e mentre cerco il cellulare nella borsa vedo la macchina della tipa che va via 20 secondi esatti dopo che mi aveva detto che aveva i suoi tempi.
Ma che è matta? E allora vedi che non c'aveva niente da fare nel parcheggio?!?!?! E lì, l'illuminazione. Un Paese può essere civilizzato quanto vogliamo, le persone possono essere più o meno gentili, le regole possono venire rispettate o totalmente ignorate: tutto questo non importa. Non sono i soldi, i gioielli, gli abiti costosi o le case di lusso a fare la felicità. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno per rimanere calmi e vivere tranquilli non è un lavoro o l'amore: è un parcheggio (e questo video ne è testimone).
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giovedì 13 dicembre 2012
All I want for Christmas is a job.
Cerco lavoro, ma proprio lo cerco proprio tanto. Un po' come molti, di questi tempi. Solo che io lo cerco in Irlanda in una lingua che conosco ai livelli di sopravvivenza minima. Dal 20 di Ottobre circa mando CV a destra e manca, ripetendo gli invii anche 3 o 4 volte (nel caso di Apple 7, mi pare, nel caso di Google e di eBay penso siamo già alla dozzina).
Ci sono questi bellissimi e dettagliatissimi annunci, che ti descrivono esattamente che tipo di lavoro andrai a fare, quanto prenderai, che tipo di persona cercano, quasi ti dicono pure quante volte ti potrai alzare per andare a fare pipì mentre sarai in turno. Li sfogli, li leggi, ti rendi conto che, bene o male, sai fare tutto quello che ti chiedono e pigi "Apply".
Questo tastino infernale ti catapulta in una pagina, all'apparenza innocua, nella quale ti descrivono di nuovo il lavoro e ti chiedono se hai il permesso di lavorare in Irlanda e se hai bisogno di un visto. Poi ti chiedono di immettere i tuoi dati sensibili: chi sei, quanti anni hai, di dove sei (quanti fagioli ci sono nel barattolo...).
Comunque fin qui tutto ok. Dopo che hai compilato tutto, ti chiedono di scrivere, dettagliatamente, tutte le tue esperienze lavorative immettendo date, numeri di telefoni di supervisori/datori di lavoro e mansioni rivestite (cosa che, ovviamente, hanno già nel curriculum in allegato, ma leggerlo forse gli viene troppo difficile). Finito di compilare questa parte rognosa, c'è la parte relativa alla formazione (la mia è molto breve, devo dire, e questa cosa mi fa sentire piccola piccola).
Poi iniziano le domande strane:
Quanto vuoi come stipendio?
Ah, perché posso decidere io? Ok, allora facciamo ventimilamilionidimiliardi di euri. Milionedimiliardo più, milionedimiliardo meno.
Quali sono le tue aspettative di carriera?
Guarda, se fosse per me vorrei fare il Presidente, al massimo L'Amministratore Delegato. Per cosa era l'annuncio? Operatore di call center? Ok, va bene lo stesso.
Hai la patente?
Si, ma... cazzo, sto cercando lavoro in un call center, mica come camionista!
Sai nuotare?
Eh, ho capito che in Irlanda piove un sacco, ma da lì a dover nuotare per arrivare in ufficio la mattina...
Sei musulmano?
No, guarda, teoricamente sono cattolica. Però la carne di maiale non mi fa impazzire e la evito. Fa uguale?
Infine, ti chiedono di scrivere una short cover letter, una specie di lettera di presentazione nella quale dovresti evidenziare i tuoi punti forti che potrebbero fare gola all'azienda.
Insomma, faticosamente ti districhi tra queste 1000 domande, tenendo a mente che, sia nelle risposte, sia nella cover letter, devi sembrare positiva ma realista, disponibile ma non disperata, professionale ma friendly, motivata ma non ruba-lavoro, precisa ma non rompicoglioni.
Finalmente arrivi alla fine e ricevi la mail di conferma dell'avvenuta candidatura (di solito un servizio automatico del sito di annunci), che generalmente recita così:
"Gentile Valeria,
grazie per averci mandato il Suo CV.
Vista l'ingente mole di CV che ci pervengono in questi giorni, verificheremo se le Sue competenze corrispondono al profilo professionale che cerchiamo. Solo in quel caso La ricontatteremo per un colloquio.
Grazie per l'interesse che ha dimostrato verso la nostra azienda.
Cordiali saluti"
Ecco, io di queste risposte ne ho tipo un centinaio, e a volte manco questo ricevo. Vabbè.
Raramente capita anche che ti ricontattano perché your skills match the profile (a me è capitato solo 3 volte) e lì iniziano i guai. Un'agenzia di recruitment mi ha mandato delle possibili domande per prepararmi al colloquio che hanno dell'allucinante. Sì, perché al colloquio vogliono che gli racconti le storielle. È possibile che ti chiedano robe tipo: "descrivi una situazione in cui sei riuscita a usare la persuasione per convincere qualcuno a vedere cose a modo tuo". Oppure "descrivi una volta in cui hai previsto un potenziale problema e hai sviluppato misure di prevenzione", o ancora "dimmi di una volta in cui sei stata in grado di affrontare con successo un'altra persona, anche quando tale persona non ti piaceva particolarmente". E ricordiamoci sempre che sto cercando lavoro in un call center (con tutto il mio rispetto per il call center, ci ho passato 10 anni dentro a un call center a Roma!).
Insomma: studi, ti prepari e a questo colloquio ci vai. La mattina ti alzi a un orario improbabile, oscillante tra le 05.30 e le 06.15. Ti vesti bene, tipo tailleur, scarpe col tacco e trucco leggero. Ti rendi conto che morirai di freddo visto che ci sono 3°, ma per il lavoro questo ed altro. Ti rechi in stazione, ché mica il colloquio ce l'hai nella tua città, NO!, ti devi fare minimo un'ora e mezza di treno/autobus. Arrivi in questo posto, generalmente un business park lontano dal centro città, con almeno tre quarti d'ora d'anticipo (meglio in anticipo che in ritardo, ti dici, anche se stai al freddo e al gelo). Localizzi l'azienda, ché in questo dannantissimo business park ci saranno 45 edifici tutti uguali, e ti rivolgi alla tizia della reception che, notando la tua espressione da zombie, ti chiede se vuoi un caffè. Accetti volentieri e, proprio mentre stai per dare il primo sorso ristoratore a quel bibitone caldo, arrivano i tuoi esaminatori. Non hai abbastanza mani per tenere la borsa, il caffè e stringere la mano a queste persone sorridenti che, noti subito, sono vestite come se stessero andando a fare la spesa al Lidl. Incurante, molli la borsa a terra (lei ovviamente, infida, fa un tonfo sordo rivelando parte del contenuto, tra cui una rivista di moda e della cartaccia appallottolata) e stringi la mano a queste persone che ti introducono subito in una stanza con un grande tavolo. Lì inizia la battaglia. Intanto vorrei sottolineare che non è leale essere in tre contro una. Poi iniziano a farti domande su situazioni-tipo, su possibili risoluzioni di guasti standard a periferiche quali stampanti, monitor, mouse e sulle tue abilità relazionali, annuendo con vigore e facendo sorrisi a 32 denti a qualsiasi cosa tu dica. Ovvio che lì pensi che ce li hai in pugno. Alla fine del colloquio, dopo circa un'ora e un quarto, ti salutano e ti dicono "Ci faremo sentire presto".
Torni a casa soddisfatta e inizi a pensare a cosa comprerai da IKEA per arredare la tua nuova casa (la vita è fatta di priorità), ché con un lavoro ti potrai anche permettere di andare a vivere di nuovo da sola (il mio chiodo fisso sono 2 tappeti HAMPEN, uno rosa e uno azzurro, attaccati al muro). Poi telefoni a mamma, in Sicilia, e le dici che hai fatto un colloquio e che credi non sia andato male, anzi! Dopo due giorni senti una tua carissima amica di Roma che faceva il tuo stesso lavoro e le fai le stesse domande che hanno fatto a te e lei ti dà le stesse risposte che hai dato tu. Dopo tre giorni parli con un'altra carissima amica di Roma che ti dice che ha un buon presentimento e che sta andando ad accendere un cero alla Madonna. Dopo quattro giorni un'altra tua amica ti chiede come è andato quel colloquio di cui le avevi accennato la settimana prima e, dopo il tuo racconto, ti offre una pinta di Guinness per festeggiare. Dopo cinque giorni l'azienda ti richiama e ti dice che non vai bene. "Ma come?!?!", dici. "Non avete fatto altro che annuire e sorridere e dirmi OK! Perfect! a ogni singola cazzata che dicevo!"
Addio sogni di gloria, addio tappeti HAMPEN alle pareti.
Il giorno dopo, con il morale sotto i piedi, devi ricominciare tutto da capo.
Tutto questo per dire che domani ho un colloquio a Dublino e anziché studiare sto scrivendo questo post.
Ci sono questi bellissimi e dettagliatissimi annunci, che ti descrivono esattamente che tipo di lavoro andrai a fare, quanto prenderai, che tipo di persona cercano, quasi ti dicono pure quante volte ti potrai alzare per andare a fare pipì mentre sarai in turno. Li sfogli, li leggi, ti rendi conto che, bene o male, sai fare tutto quello che ti chiedono e pigi "Apply".
Questo tastino infernale ti catapulta in una pagina, all'apparenza innocua, nella quale ti descrivono di nuovo il lavoro e ti chiedono se hai il permesso di lavorare in Irlanda e se hai bisogno di un visto. Poi ti chiedono di immettere i tuoi dati sensibili: chi sei, quanti anni hai, di dove sei (quanti fagioli ci sono nel barattolo...).
Comunque fin qui tutto ok. Dopo che hai compilato tutto, ti chiedono di scrivere, dettagliatamente, tutte le tue esperienze lavorative immettendo date, numeri di telefoni di supervisori/datori di lavoro e mansioni rivestite (cosa che, ovviamente, hanno già nel curriculum in allegato, ma leggerlo forse gli viene troppo difficile). Finito di compilare questa parte rognosa, c'è la parte relativa alla formazione (la mia è molto breve, devo dire, e questa cosa mi fa sentire piccola piccola).
Poi iniziano le domande strane:
Quanto vuoi come stipendio?
Ah, perché posso decidere io? Ok, allora facciamo ventimilamilionidimiliardi di euri. Milionedimiliardo più, milionedimiliardo meno.
Quali sono le tue aspettative di carriera?
Guarda, se fosse per me vorrei fare il Presidente, al massimo L'Amministratore Delegato. Per cosa era l'annuncio? Operatore di call center? Ok, va bene lo stesso.
Hai la patente?
Si, ma... cazzo, sto cercando lavoro in un call center, mica come camionista!
Sai nuotare?
Eh, ho capito che in Irlanda piove un sacco, ma da lì a dover nuotare per arrivare in ufficio la mattina...
Sei musulmano?
No, guarda, teoricamente sono cattolica. Però la carne di maiale non mi fa impazzire e la evito. Fa uguale?
Infine, ti chiedono di scrivere una short cover letter, una specie di lettera di presentazione nella quale dovresti evidenziare i tuoi punti forti che potrebbero fare gola all'azienda.
Insomma, faticosamente ti districhi tra queste 1000 domande, tenendo a mente che, sia nelle risposte, sia nella cover letter, devi sembrare positiva ma realista, disponibile ma non disperata, professionale ma friendly, motivata ma non ruba-lavoro, precisa ma non rompicoglioni.
Finalmente arrivi alla fine e ricevi la mail di conferma dell'avvenuta candidatura (di solito un servizio automatico del sito di annunci), che generalmente recita così:
"Gentile Valeria,
grazie per averci mandato il Suo CV.
Vista l'ingente mole di CV che ci pervengono in questi giorni, verificheremo se le Sue competenze corrispondono al profilo professionale che cerchiamo. Solo in quel caso La ricontatteremo per un colloquio.
Grazie per l'interesse che ha dimostrato verso la nostra azienda.
Cordiali saluti"
Ecco, io di queste risposte ne ho tipo un centinaio, e a volte manco questo ricevo. Vabbè.
Raramente capita anche che ti ricontattano perché your skills match the profile (a me è capitato solo 3 volte) e lì iniziano i guai. Un'agenzia di recruitment mi ha mandato delle possibili domande per prepararmi al colloquio che hanno dell'allucinante. Sì, perché al colloquio vogliono che gli racconti le storielle. È possibile che ti chiedano robe tipo: "descrivi una situazione in cui sei riuscita a usare la persuasione per convincere qualcuno a vedere cose a modo tuo". Oppure "descrivi una volta in cui hai previsto un potenziale problema e hai sviluppato misure di prevenzione", o ancora "dimmi di una volta in cui sei stata in grado di affrontare con successo un'altra persona, anche quando tale persona non ti piaceva particolarmente". E ricordiamoci sempre che sto cercando lavoro in un call center (con tutto il mio rispetto per il call center, ci ho passato 10 anni dentro a un call center a Roma!).
Insomma: studi, ti prepari e a questo colloquio ci vai. La mattina ti alzi a un orario improbabile, oscillante tra le 05.30 e le 06.15. Ti vesti bene, tipo tailleur, scarpe col tacco e trucco leggero. Ti rendi conto che morirai di freddo visto che ci sono 3°, ma per il lavoro questo ed altro. Ti rechi in stazione, ché mica il colloquio ce l'hai nella tua città, NO!, ti devi fare minimo un'ora e mezza di treno/autobus. Arrivi in questo posto, generalmente un business park lontano dal centro città, con almeno tre quarti d'ora d'anticipo (meglio in anticipo che in ritardo, ti dici, anche se stai al freddo e al gelo). Localizzi l'azienda, ché in questo dannantissimo business park ci saranno 45 edifici tutti uguali, e ti rivolgi alla tizia della reception che, notando la tua espressione da zombie, ti chiede se vuoi un caffè. Accetti volentieri e, proprio mentre stai per dare il primo sorso ristoratore a quel bibitone caldo, arrivano i tuoi esaminatori. Non hai abbastanza mani per tenere la borsa, il caffè e stringere la mano a queste persone sorridenti che, noti subito, sono vestite come se stessero andando a fare la spesa al Lidl. Incurante, molli la borsa a terra (lei ovviamente, infida, fa un tonfo sordo rivelando parte del contenuto, tra cui una rivista di moda e della cartaccia appallottolata) e stringi la mano a queste persone che ti introducono subito in una stanza con un grande tavolo. Lì inizia la battaglia. Intanto vorrei sottolineare che non è leale essere in tre contro una. Poi iniziano a farti domande su situazioni-tipo, su possibili risoluzioni di guasti standard a periferiche quali stampanti, monitor, mouse e sulle tue abilità relazionali, annuendo con vigore e facendo sorrisi a 32 denti a qualsiasi cosa tu dica. Ovvio che lì pensi che ce li hai in pugno. Alla fine del colloquio, dopo circa un'ora e un quarto, ti salutano e ti dicono "Ci faremo sentire presto".
Torni a casa soddisfatta e inizi a pensare a cosa comprerai da IKEA per arredare la tua nuova casa (la vita è fatta di priorità), ché con un lavoro ti potrai anche permettere di andare a vivere di nuovo da sola (il mio chiodo fisso sono 2 tappeti HAMPEN, uno rosa e uno azzurro, attaccati al muro). Poi telefoni a mamma, in Sicilia, e le dici che hai fatto un colloquio e che credi non sia andato male, anzi! Dopo due giorni senti una tua carissima amica di Roma che faceva il tuo stesso lavoro e le fai le stesse domande che hanno fatto a te e lei ti dà le stesse risposte che hai dato tu. Dopo tre giorni parli con un'altra carissima amica di Roma che ti dice che ha un buon presentimento e che sta andando ad accendere un cero alla Madonna. Dopo quattro giorni un'altra tua amica ti chiede come è andato quel colloquio di cui le avevi accennato la settimana prima e, dopo il tuo racconto, ti offre una pinta di Guinness per festeggiare. Dopo cinque giorni l'azienda ti richiama e ti dice che non vai bene. "Ma come?!?!", dici. "Non avete fatto altro che annuire e sorridere e dirmi OK! Perfect! a ogni singola cazzata che dicevo!"
Addio sogni di gloria, addio tappeti HAMPEN alle pareti.
Il giorno dopo, con il morale sotto i piedi, devi ricominciare tutto da capo.
Tutto questo per dire che domani ho un colloquio a Dublino e anziché studiare sto scrivendo questo post.
mercoledì 12 dicembre 2012
Friends will be friends?
C'è che oggi sono abbastanza incazzata. Mo' non sto qui a spiegare tutto il discorso per filo e per segno, perché sarebbe un post che dovrebbe raccontare circa 14 anni della mia vita e sinceramente non solo è troppo lungo da spiegare, ma non ho manco tutti i particolari della vicenda sotto mano, ché certe cose non me le ricordo più manco io, ma rimangono le sensazioni. Però, to make the long story short, dico solo che stamattina ho ricevuto un SMS da quella che ho sempre definito la mia migliore amica con le seguenti parole: "Ho urgente bisogno dh parlare con te". Più stringato di così si muore. E per giunta con l'errore di battitura. Allora, premettendo che un SMS si compone di 160 caratteri, che se ne usi 25 non è che risparmi, potevi anche dirmi "Ciao brutta testa di cazzo che non sei altro, come va? Ho urgente bisogno di parlare con te, ci sentiamo via mail? TVB! Exxxxxx". Ecco, questi sono circa 140 caratteri. Questo è un SMS che ti aspetteresti dalla tua MIGLIORE AMICA. E invece no, te ne arriva uno proprio di merda. Ok, passi questo. Dico, hai urgente bisogno dh parlare con me? Chiamami! E invece no. Manco i soldi della telefonata mi vuoi spendere. Ammetto che una chiamata all'estero costa, ma visto che non mi chiami praticamente da quando sono partita e io invece un paio di chiamate te le ho fatte, visto che sono stata la tua testimone di nozze, visto che prima che partissi ti ho detto tipo 3000 volte di farti un cazzo di account Skype/Viber/Whatsapp e tu ancora non te lo sei fatto perchè non te lo sai fare e aspetti che tua cognata ti faccia la grazia di dedicarti 2 minuti di tempo per crearlo (cazzo, ma non siamo nel 2012?), visto che sei TU che hai urgente bisogno dh parlare con la sottoscritta, visto che sei praticamente venuta a salutarmi la sera prima che partissi alle 10 di sera e sei rimasta con me tipo solo un quarto d'ora e non hai nemmeno avuto la buona creanza di tenerti il pomeriggio libero per passarlo con me sapendo che ci saremmo riviste chissà quando, visto che mi sembra che questa è un'amicizia unilaterale, ALLORA il mio SMS di risposta è stato: "Mandami una mail."
Però mi rode.
Forse il più grande cruccio degli Italiani all'estero.
Example given. L'altro giorno vedo un'insegna "Lavazza" mentre tornavo a casa da scuola. Mi sono quasi commossa, ché era già da un mese che non bevevo un caffè di quelli veri. Entro in questa specie di bar/caffetteria/pasticceria che niente ha a che fare con i bar/caffetteria/pasticceria italiani. Arredamento bianco e rosa, luci soffuse e una marea di dolcetti burrosi e/o cioccolatosi ben allineati in vetrina, su ogni vassoio una targhetta disegnata con l'indicazione del dolce, degli ingredienti e del prezzo in bella grafia nera su fondo rosa. Non era un negozio, era una bomboniera. La tipa dietro al bancone, in uniforme nera, mi sorride e chiede cosa prendo.
"Espresso, please".
Subito si mette all'opera... e commette il primo errore: afferra un bicchierone di carta, di quelli che in Italia troviamo da McDonald's per la CocaCola grande. Inizia a premere bottoni vari con aria vagamente perplessa e il mio sogno di prendere un buon caffè inizia lentamente a frantumarsi. Dopo qualche secondo spegne la macchinetta. Poi la riaccende, la fa andare per circa 15 secondi e poi la stacca di nuovo. Prende il bicchiere, lo guarda, lo rimette sotto al beccuccio e riaccende, per la terza volta, la macchinetta. Non ce la faccio:
"I think it's enough...", dico timidamente.
"Seems like it doesn't work...", fa lei. "This espresso is very short...".
"Can I see it...?", chiedo. Mi passa il bicchiere. Dentro ci sono almeno due dita di caffè, forse un po' annacquato, ma che odorano di espresso.
Le dico: "It's ok, in this cup there are 3, maybe 4 espresso...". Strabuzza gli occhi. Proseguo: "You know, I'm Italian... in Italy espresso is very very very short...".
"So... is this ok with you?", chiede, speranzosa. Mi chiedo quanti espresso abbia preparato in vita sua e che rapporto abbia con la macchinetta della Lavazza.
"Yes, it's perfect! How much is it?"
"€ 2.20"
Porca miseria. Pago e sorrido. Nel frattempo il caffè si è già freddato in quella tazza di carta immensa. Però è buono. Beh, doveva esserlo per forza, visto che mi è costato più di un ombrello!
(in giro ho trovato questa pagina veramente carina!)
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martedì 11 dicembre 2012
Nostalgia canaglia.
Allora, io non lo so mica bene come funziona qui Blogspot. O forse l'ho capito e non me ne voglio rendere conto. Come dicevo in un altro post, io ho passato la quasi totalità della mia vita da blogger su Splinder, ridente località internettiana che ha chiuso i battenti da circa un anno. Di là c'era un home page sulla quale passavano gli ultimi blog aggiornati e che ti diceva chi c'era in linea. E, giuro, era utilissima, anche perché proprio quello era il cuore pulsante della comunità. Potevi sempre dare un occhio ai blog più recenti, scoprirne qualcuno particolarmente interessante e/o che incontrava il tuo gusto, verificare se qualcuno dei tuoi contatti stava on line e magari chattare direttamente da lì. Insomma, una vera e propria community. Mo' invece io mi trovo qui e... non so, è un po' come se non mi sentissi a casa. Mi sembra quasi che qui ognuno fa da sé e per sé e che, a volte, si vada avanti per conoscenze fatte in altri luoghi virtuali e non: ecco, è come se per arrivare a un blog, devi passare attraverso un altro tipo di relazione, tipo Facebook o Twitter o che ne so. Inoltre, su Splinder c'era una cosa che rendeva il tutto particolarmente affascinante: il fattore-anonimato. Potevi essere chiunque ed eri comunque raggiungibile senza passare per vie traverse. Per dire, magari mia sorella leggeva il mio blog tutti i giorni senza sapere che era il mio. Poi magari mi sbaglio, eh, ché magari non funziona mica come ho capito io (o almeno lo spero). Non è che per caso c'è qualche anima pia che me lo spiega?!?!?!
lunedì 10 dicembre 2012
#leaveamessage, spread the love!
Are you ready to spread love and good vibes around your city? Let's go!
WHAT is #leaveamessage?
Write notes with positive and encouraging thoughts, inviting us to rediscover little pleasures of life and/or encouraging us chasing happiness, and leave them lying around the city, in places where they face a high risk of being found. Bus, pubs, school, gym, work, hospitals etc. Wherever your imagination inspire you, always respecting the places where you are.
HOW?
Write an encouraging, positive sentence on a piece of paper or on the official #leaveamessage note (download from http://machedavvero.blogspot.co.uk/p/leaveamessage-2012-share-love.html).
WHERE?
Leave the note around the city, in places where it runs a high risk of being found. Some examples? The cabinet of the gym, under a wiper, under a school desk, behind the keyboard of a computer, between the sugar sachets in a pub, etc.
WHEN?
On December 14th, 2012.
WHY?
We all need smiles and positive vibes!
And SHARE it at the end of the day!
If you find a #leaveamessage note around your city, share it!
If you are on Twitter, tweet the place where you left your note using the hashtag # leaveamessage and writing city and place. eg. (There is a message on a bus seat 202, # Rome. # Leaveamessage)
If you've found a ticket and you reached this page, tweet the content of your message (eg 'Bring a flower to your mother without reason'. The Front Door, #Galway # leaveamessage)
If you are on Instagram, take a pict of your ticket and tag it # leaveamessage
If you are on Facebook state your membership # leaveamessage and link this page (http://bit.ly/leaveamessage2012)
And don't forget to invite your friends!
Many many many thanks to:
Oggi è un giorno bellissimo.
Sono arrivati i soldi della cassa integrazione... e io sono quasi commossa. Dopo la delusione di essere stata cacciata, insieme ad altre 250 persone, dal mio posto di lavoro che occupavo proficuamente da circa 8 anni per tagli al personale, dopo aver scelto di abbandonare Roma perché tanto la situazione in Italia va solo a peggiorare e non a migliorare, dopo 8 mesi di stenti e privazioni... oggi è una giornata in cui sorridere. E siamo in tanti a farlo e ci scriviamo e ci commentiamo su FB. Abbiamo le facce sorridenti, anche se si intravede un filo di stanchezza. Dite quello che vi pare, dite pure che i soldi non fanno la felicità. Ma oggi, con un accredito in banca, io mi sento felice.
domenica 9 dicembre 2012
Fuori piove e tu non te ne accorgi.
Secondo una leggenda metropolitana, gli Inuit possiedono un numero insolitamente alto di parole per dire "neve". Qui in Irlanda, invece, ne hanno qualcuna in più degli italiani per parlare della pioggia. Noi abbiamo le declinazioni della pioggia: pioggerellina, piovasco, piove che Dio la manda. Qui hanno gli aggettivi: misty, pouring, drizzling. Per esempio, se adesso guardo fuori dalla finestra, mi sembra solo che il cielo è grigio, però se vado fuori a fumare una sigaretta (ché a casa non si fuma, eh) torno dentro umidiccia. Misty rain, la chiamano, che praticamente sarebbe quella pioggia-che-pioggia-non-è, sembra tipo nebbia. Una mattina sono uscita da casa, dopo aver speso tipo 20 minuti a sistemarmi i capelli e mi sono detta "Toh, c'è la nebbia... che bello! E' tutto ovattato!". Dopo circa mezz'ora di camminata mi sono accorta che i miei capelli erano fradici, gocciolanti. Fanculo la nebbia, 20 minuti buttati all'aria!
E poi non la chiamano solo "rain", ma anche "shower". Effettivamente certe volte torni a casa che sembra che ti sei fatto una doccia. Ovvio, questo capita se non ti sei portato un ombrello appresso. Io, dopo solo due mesi, ho già comprato due ombrelli. L'ombrello, in Irlanda, viene tenuto veramente in considerazione. Se vai in qualsiasi negozio trovi una varietà di ombrelli che te dico fermate. Colorati, a fantasia, girlish, seriosi, con o senza custodia. Le teorie contrastanti prevedono due differenti modus operandi in fase di acquisto di un ombrello:
1) ci spendi poco, pochissimo, praticamente un cazzo, tanto poi lo perdi o si rompe a causa del vento;
2) ci spendi mezzo stipendio e lo compri buono, veramente buono. L'altro mezzo stipendio lo usi per aprire una polizza assicurativa contro furto e smarrimento dell'ombrello stesso, e magari ci metti anche delle comode manette per tenerlo sempre attaccato al polso.
Io sono più una tipa da "modus operandi 1"
Il mio primo ombrello l'ho preso da €Giant, che sarebbe un negozio dove prendi tutto a 1, 2 o 4 €. "Solo 2 €?!?! Una svolta!", ho pensato. Ma io non sono poi così brava a fare acquisti: al primo utilizzo mi sono resa conto che il manico era troppo corto e quindi mi si anchilosava il braccio se lo tenevo aperto per più di 5 minuti. Al secondo utilizzo si è rivelato totalmente inutile perché pioveva in orizzontale. Al terzo utilizzo, viste le copiose raffiche di vento, se n'è andato a quel paese. Dannazione, pessimo acquisto. Ciò significa che ho dovuto comprare un nuovo ombrello d'urgenza. Adesso ne ho uno che è proprio fico: tutto trasparente con il bordo nero, manico a uncino, ripiegabile. Ogni volta che lo guardo mi sento figa perchè è proprio fashion. E ci ho speso solo 5 €! Facendo un calcolo rapido, se il primo che ho comprato è costato 2 € e mi è durato un mese, questo mi dovrebbe durare almeno 2 mesi... e sono già al giro di boa!
UPDATE Mercoledì 12/12/2012: Stavo spiegando le teorie di acquisto degli ombrelli a un mio amico mentre passeggiavamo per Shop Street e una signora che stava ascoltando la nostra conversazione (alla faccia della privacy) mi ha confermato, sorridendo e con vigorosa insistenza, che è meglio attenersi al primo modus operandi. La gente...!
E poi non la chiamano solo "rain", ma anche "shower". Effettivamente certe volte torni a casa che sembra che ti sei fatto una doccia. Ovvio, questo capita se non ti sei portato un ombrello appresso. Io, dopo solo due mesi, ho già comprato due ombrelli. L'ombrello, in Irlanda, viene tenuto veramente in considerazione. Se vai in qualsiasi negozio trovi una varietà di ombrelli che te dico fermate. Colorati, a fantasia, girlish, seriosi, con o senza custodia. Le teorie contrastanti prevedono due differenti modus operandi in fase di acquisto di un ombrello:
1) ci spendi poco, pochissimo, praticamente un cazzo, tanto poi lo perdi o si rompe a causa del vento;
2) ci spendi mezzo stipendio e lo compri buono, veramente buono. L'altro mezzo stipendio lo usi per aprire una polizza assicurativa contro furto e smarrimento dell'ombrello stesso, e magari ci metti anche delle comode manette per tenerlo sempre attaccato al polso.
Io sono più una tipa da "modus operandi 1"
Il mio primo ombrello l'ho preso da €Giant, che sarebbe un negozio dove prendi tutto a 1, 2 o 4 €. "Solo 2 €?!?! Una svolta!", ho pensato. Ma io non sono poi così brava a fare acquisti: al primo utilizzo mi sono resa conto che il manico era troppo corto e quindi mi si anchilosava il braccio se lo tenevo aperto per più di 5 minuti. Al secondo utilizzo si è rivelato totalmente inutile perché pioveva in orizzontale. Al terzo utilizzo, viste le copiose raffiche di vento, se n'è andato a quel paese. Dannazione, pessimo acquisto. Ciò significa che ho dovuto comprare un nuovo ombrello d'urgenza. Adesso ne ho uno che è proprio fico: tutto trasparente con il bordo nero, manico a uncino, ripiegabile. Ogni volta che lo guardo mi sento figa perchè è proprio fashion. E ci ho speso solo 5 €! Facendo un calcolo rapido, se il primo che ho comprato è costato 2 € e mi è durato un mese, questo mi dovrebbe durare almeno 2 mesi... e sono già al giro di boa!
UPDATE Mercoledì 12/12/2012: Stavo spiegando le teorie di acquisto degli ombrelli a un mio amico mentre passeggiavamo per Shop Street e una signora che stava ascoltando la nostra conversazione (alla faccia della privacy) mi ha confermato, sorridendo e con vigorosa insistenza, che è meglio attenersi al primo modus operandi. La gente...!
Progetto BLOG #13.
Dopo svariati blog da sola e un paio di blog in compagnia, dopo un blog di cucina, una mezza dozzina di blog deprimenti, quattro o cinque blog simpatici ma affrontati con poca costanza, dopo l'avvento di Facebook che ci ha privato della voglia di scrivere mediante il "Condividi", dopo Twitter che riduce i concetti a un massimo di 140 caratteri, dopo i V-logger che si scopiazzano a vicenda ammiccando fascinosi a una telecamera compatta sentendosi divi del cinema d'avanguardia, dopo Social Network per ogni tipo di esigenza (che in realtà non abbiamo), dopo Instagram che fa fare foto belle anche ai ciechi... ecco, dopo tutto questo, io torno alla base. Che non era Blogspot, era Splinder, in realtà. E come ho detto oggi a un amico, io su Splinder c'avevo dei template che te dico fermate. Vedremo qui che si fa. Ma mica oggi, ché oggi ho sonno. No, non è sonno, è che sto scomoda nel letto, senza il reggi-PC di IKEA che ho lasciato in Sicilia. Sono qui per tenere traccia rigorosamente sparsa di quello che succede/vedo a Galway, città in cui mi sono trasferita da poco più di due mesi. E per non trascurare quella cosa che mi ha sempre affascinato: mostrare, con parole e immagini, come vedo questo palcoscenico chiamato Terra.
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