mercoledì 12 dicembre 2012

Forse il più grande cruccio degli Italiani all'estero.

Oggi sono distrutta. Anche ieri lo ero, effettivamente. E anche il giorno prima. A dire il  vero è da quando sono in Irlanda che, arrivata a sera, crollo. E dire che passo le mie giornate davanti al PC mandando curricula (sì, sto cercando lavoro), quindi non è che faccio poi tutto questo sforzo. Arrivata ad una certa ora inizio a sbadigliare che manco se non dormissi da un mese. Sarà la vecchiaia, che ne so?, ma fino a qualche mese fa non era mica così. Tiravo tardi, anche fino alle 5 del mattino, chattando o semplicemente cazzeggiando sull'internèt. Vero è che poi dormivo fino a mezzogiorno abbondante... Mi sa che mi sono rammollita. O forse è solo la mancanza di caffè. Mamma mia, quanto mi manca il caffè... Qui hanno questo bibitone, che è pure buono, eh, io ne bevo due o tre tazze al giorno e mi piace molto. Ma... non è che voglio fare l'italiana a tutti i costi, anzi, però diciamocelo: cosa ne sa l'Irlanda del caffè? Niente.
Example given. L'altro giorno vedo un'insegna "Lavazza" mentre tornavo a casa da scuola. Mi sono quasi commossa, ché era già da un mese che non bevevo un caffè di quelli veri. Entro in questa specie di bar/caffetteria/pasticceria che niente ha a che fare con i bar/caffetteria/pasticceria italiani. Arredamento bianco e rosa, luci soffuse e una marea di dolcetti burrosi e/o cioccolatosi ben allineati in vetrina, su ogni vassoio una targhetta disegnata con l'indicazione del dolce, degli ingredienti e del prezzo in bella grafia nera su fondo rosa. Non era un negozio, era una bomboniera. La tipa dietro al bancone, in uniforme nera, mi sorride e chiede cosa prendo.
"Espresso, please".
Subito si mette all'opera... e commette il primo errore: afferra un bicchierone di carta, di quelli che in Italia troviamo da McDonald's per la CocaCola grande. Inizia a premere bottoni vari con aria vagamente perplessa e il mio sogno di prendere un buon caffè inizia lentamente a frantumarsi. Dopo qualche secondo spegne la macchinetta. Poi la riaccende, la fa andare per circa 15 secondi e poi la stacca di nuovo. Prende il bicchiere, lo guarda, lo rimette sotto al beccuccio e riaccende, per la terza volta, la macchinetta. Non ce la faccio:
"I think it's enough...", dico timidamente.
"Seems like it doesn't work...", fa lei. "This espresso is very short...".
"Can I see it...?", chiedo.  Mi passa il bicchiere. Dentro ci sono almeno due dita di caffè, forse un po' annacquato, ma che odorano di espresso.
Le dico: "It's ok, in this cup there are 3, maybe 4 espresso...". Strabuzza gli occhi. Proseguo: "You know, I'm Italian... in Italy espresso is very very very short...".
"So... is this ok with you?", chiede, speranzosa. Mi chiedo quanti espresso abbia preparato in vita sua e che rapporto abbia con la macchinetta della Lavazza.
"Yes, it's perfect! How much is it?"
"€ 2.20"
Porca miseria. Pago e sorrido. Nel frattempo il caffè si è già freddato in quella tazza di carta immensa. Però è buono. Beh, doveva esserlo per forza, visto che mi è costato più di un ombrello!

(in giro ho trovato questa pagina veramente carina!)

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